

C’è un fascino particolare nel decollare da una striscia d’erba, circondata da colline o da campi, lontano dal traffico e dalle rigidità di un aeroporto. Le aviosuperfici rappresentano da sempre il volto più libero e appassionato dell’aviazione generale italiana: luoghi di amicizia, passione e contatto diretto con il volo.
Ma proprio quella libertà nasconde, se non è accompagnata da consapevolezza, una serie di insidie tecniche e operative che possono mettere alla prova anche i piloti più esperti.
ENAC, negli ultimi anni, ha investito molto sulla Safety Promotion, ovvero sulla diffusione della cultura della sicurezza come valore condiviso e non come semplice adempimento normativo.
Le Safety Promotion Leaflet (SPL) sono brevi pubblicazioni che traducono raccomandazioni, esperienze e buone pratiche in linguaggio operativo e accessibile.
La SPL-20, in particolare, nasce dal documento britannico CAA “Safety Sense 12 – Strip Flying”, adattato al contesto italiano: un segnale di apertura e collaborazione europea in materia di sicurezza del volo.
Uno dei messaggi centrali del documento è che ogni aviosuperficie è un mondo a sé.
Molte non sono certificate, alcune presentano pendenze irregolari, altre mancano di servizi come antincendio, meteo o torre di controllo.
Per questo, la pianificazione diventa una parte del volo, non un fastidio preliminare. Contattare il gestore, raccogliere informazioni, conoscere le dimensioni effettive della pista e le condizioni del terreno non è solo buona prassi: è la differenza tra un volo piacevole e una situazione di rischio.
Come ricorda ENAC, “non si dovrebbe mai utilizzare un’aviosuperficie senza alcun preavviso”. E sarebbe buona norma – aggiunge – volarci la prima volta con un istruttore o un pilota che la conosce bene.
Valutare e mitigare: due parole chiave

La SPL-20 dedica ampio spazio alla valutazione del sito e alla mitigazione dei rischi.
Ogni dettaglio può diventare cruciale: la lunghezza utile della pista, il tipo di superficie (erba, terra battuta, cemento), la presenza di ostacoli come alberi o linee elettriche, perfino la pendenza e il drenaggio del terreno.
L’ENAC invita i piloti a ragionare come ingegneri e come meteorologi: analizzare temperatura, altitudine, vento e gradiente di salita richiesto.
Un passaggio particolarmente interessante riguarda il vento: nelle aviosuperfici, l’orientamento delle piste è spesso dettato dalla topografia o dalle esigenze agricole più che dai venti prevalenti. Ciò significa che venti trasversali e turbolenze da ostacoli sono frequenti, e vanno gestiti con anticipo e prudenza.
La Leaflet affronta anche il tema delle prestazioni di decollo e atterraggio, spesso sottovalutato nell’aviazione leggera.
I dati del Pilot Operating Handbook (POH), ricorda ENAC, sono calcolati in condizioni ideali e con piloti mediamente esperti. In realtà, erba bagnata, fango o una semplice pendenza possono modificare radicalmente le distanze necessarie.
Un vento in coda di soli 10 nodi può aumentare del 20% la distanza d’atterraggio: un margine che, su una pista da 500 metri, può significare uscire di pista.

Per questo il documento propone una tabella di fattori correttivi, da applicare alle distanze di decollo e atterraggio in base a peso, temperatura, altitudine e condizioni del terreno: uno strumento semplice, ma di grande valore operativo.

Avvicinarsi con prudenza, atterrare con giudizio
Molte aviosuperfici, ricorda la Leaflet, sono difficili da individuare dall’alto.
Meglio conoscere i riferimenti locali e annunciare via radio la propria posizione sulla frequenza 130.00 MHz, utilizzata in assenza di canali dedicati.
Durante l’avvicinamento, la manica a vento diventa una guida preziosa, così come l’occhio attento agli ostacoli, alla fauna e al traffico locale.
Il documento ricorda inoltre l’importanza di impostare correttamente il QNH (la pressione altimetrica): un errore anche piccolo può comportare rischi se si opera vicino a spazi aerei controllati.

La parte finale del documento tocca aspetti più pratici ma non meno importanti: il comportamento su una pista non presidiata, le precauzioni per lasciare l’aereo incustodito, la verifica del carburante disponibile e delle sue condizioni.
Sono dettagli che rivelano un principio più ampio: la sicurezza è un’abitudine, non un gesto occasionale.
Chi vola su un’aviosuperficie diventa, di fatto, il primo e spesso l’unico responsabile della propria sicurezza e di quella degli altri.
Una lezione di umiltà e professionalità
Più che un insieme di regole, la SPL-20 è una lezione di umiltà operativa.
Ricorda ai piloti che ogni volo su aviosuperficie è un piccolo esercizio di ingegneria, meteorologia e psicologia del volo.
Dietro ogni decollo riuscito non c’è solo abilità tecnica, ma la capacità di prevedere, pianificare e rispettare i limiti propri e dell’ambiente.
ENAC, con questa iniziativa, non impone ma educa. E invita a vedere nella Safety Culture non un obbligo burocratico, ma il vero spirito del volo consapevole: quello che unisce libertà e responsabilità, passione e prudenza.
In fondo, la sicurezza non è il contrario della libertà.
È il suo fondamento.
Potrai leggere l’intero documento:
FONTE: ENAC
